IL SENSO DI COLPA

L’origine della colpa – una prospettiva psicoanalitica

Nella teoria psicoanalitica, il senso di colpa è considerato un elemento essenziale della psiche umana che nasce dal conflitto tra i desideri istintuali e le richieste del mondo esterno, in particolare le norme e i regolamenti stabiliti dalla società e dalle figure autoritarie. Questo conflitto tra pulsioni e civiltà viene poi interiorizzato in un momento particolare dello sviluppo che la psicoanalisi ha nominato fase edipica che avviene tra i quattro e i sei anni. 

L’interiorizzazione di questo conflitto crea una struttura interna chiamata Super-io attraverso la quale le proibizioni e i principi morali continuano ad essere esercitati sull’Io del soggetto questa volta interiormente. Divenuto ormai una struttura interna della psiche il Super-io funge da regolatore del comportamento, punendo l’Io con sentimenti di colpa e vergogna quando si discosta dagli standard morali stabiliti dal Super-io.

Il Super-io si forma durante le fasi dello sviluppo psicosessuale, in particolare durante la fase edipica, quando il bambino sviluppa un senso di moralità e di identificazione con il genitore dello stesso sesso e accetta che il genitore del sesso opposto non può essere il suo come vorrebbe.

Il Super-io dunque sostituisce il complesso edipico e nasce dall’identificazione con la figura che vieta l’incesto, che nella visione fallocentrica di Freud è principalmente il padre.

Il principale protagonista di questa identificazione è l’ostilità, poiché nella situazione di Edipo il ragazzo odia il padre perché gli impedisce di avere la madre tutta per se’ e teme la castrazione. 

Per sfuggire alla castrazione introietta il padre, lo consuma psichicamente. In questo modo le immagini del padre vengono assorbite dall’Io, l’aggressività non può più essere scaricata all’esterno, ma deve rimanere nell’Io e unirsi alle immagini del padre, creando una nuova formazione, il Super-io al posto del padre severo, esigente e inibitore del mondo esterno, la sua immagine è ora stabilita all’interno e, se l’Io compie o intende compiere azioni in opposizione alle intenzioni del Super-io, si origina il senso di colpa.

Le correnti femministe in psicoanalisi hanno corretto la visione di Freud eccessivamente spostata verso lo sviluppo maschile e ad oggi il super io viene considerata una struttura interna complessa che svolge diverse funzioni la principale delle quali è quella di evitare in entrambi i sessi una eccessiva fusionalità con la madre. 

Il senso di colpa può essere sia conscio che inconscio e può essere sperimentato in varie forme, come il senso di colpa morale, il senso di colpa nevrotico e il senso di colpa esistenziale.

Il senso di colpa inconscio può manifestarsi in vari modi, come l’autosabotaggio, l’ansia e la depressione. Le forme di espressione in cui è coinvolto il senso di colpa sono numerose e si differenziano nettamente per intensità e qualità. 

Il sentimento di colpa può apparire come un semplice disagio, un senso di tensione interiore, un impulso a fare qualcosa, un impulso ad adempiere a qualche obbligo. Questo impulso può portare a chiedere amore, a cercare il favore degli altri. Si esprime anche in un’esagerata disponibilità, nello spendere denaro o in un’esagerata generosità verso gli altri. 

Alcuni pazienti hanno la sensazione di dover dare la propria anima più profonda per liberarsi da una tensione insopportabile. Lo scopo di tutte queste emozioni, sforzi e azioni è la riconciliazione. Il senso di colpa può manifestarsi in una varietà di altre forme: presentimento di disastro, umiltà, sofferenza, sforzo per la punizione, pentimento, sacrificio di sé, costrizione alla purificazione, ecc.

La terapia psicoanalitica mira a portare questi sentimenti e conflitti rimossi a livello cosciente, consentendo al paziente di elaborarli e di alleviare il proprio senso di colpa.

Sebbene nella sua proposta originaria il complesso edipico e il senso di colpa che ne deriva sono collocati in una fase tardiva dell’infanzia, contributi di autori successivi a Freud suggeriscono che il senso di colpa può emergere anche prima della fase edipica, durante le prime fasi dello sviluppo. 

Melanie Klein riteneva che anche i bambini piccoli sperimentassero senso di colpa e ansia come risultato dei loro impulsi aggressivi verso il seno materno. L’autrice sosteneva che i neonati provano un senso di colpa e ansia quando danneggiano l’oggetto che soddisfa i loro bisogni orali. La Klein ha considerato quest’ansia caratteristica di quella che ha chiamato “posizione depressiva”, che si verifica quando il bambino inizia a riconoscere la madre come un individuo separato con i propri bisogni e desideri. 

Il bambino si rende conto di aver causato un danno all’oggetto d’amore con la sua aggressività e questo senso di colpa e ansia diventano una parte permanente della psiche.

Christine Ury (1997) all’interno di una prospettiva specificamente freudiana, mette in evidenza nell’opera di Freud i contributi non sistematici che mettono però in evidenza l’idea di Freud di un sentimento di colpa presente già prima della fase edipica. In questi cenni nel corso della sua opera Freud evidenzia la presenza di sentimenti di colpa coesistenti con impulsi aggressivi in risposta a perturbazioni della relazione oggettuale con la madre.

Freud non ha affermato esplicitamente, ma ha chiaramente suggerito che le fantasie inconsce sono create attraverso processi di identificazione all’inizio della vita per alleviare l’ansia, per trovare una soluzione al dolore narcisistico; alcune fantasie inconsce sono di natura aggressiva, persino sadica, in risposta a certe esperienze oggettuali e un senso di colpa inconscio deriva da queste fantasie distruttive.

All’interno della relazione diadica il bambino non ha modo di reagire se non attraverso fantasie narcisistiche di potere.

Le fantasie narcisistico-aggressive possono portare sollievo a un individuo che si trova nell’infelicità causata da un oggetto non gratificante o offensivo, ma c’è un grosso prezzo da pagare: l’insopportabile pesantezza del senso di colpa. Tutto questo accade nei primi anni di vita precedenti al complesso edipico. 

Freud (1930) allude a un senso di colpa inconscio prima degli anni edipici e della risoluzione del complesso di Edipo:

“Non dovremmo parlare di coscienza fino a quando non è presente in modo incontestabile un super-io. Per quanto riguarda il senso di colpa, dobbiamo ammettere che esiste prima del super-io, e quindi anche prima della coscienza” (p. 136).

È una distinzione importante quella che Freud fa, perché rivela la comprensione del fatto che lo sviluppo di un affetto come il senso di colpa non è un derivato dei processi mentali secondari legati alla conoscenza generale, al ragionamento e alla soggettività riflessiva che compaiono in una fase più tardiva dello sviluppo infantile. 

Quando Freud parla della presenza del senso di colpa inconscio prima della formazione del Super-io, implica che un individuo non nasce isolato, ma nel contesto degli altri. La struttura psichica si costruisce a partire dalle relazioni oggettuali; pertanto, implicitamente, l’individuo non è solo un fascio di istinti che si sforzano impulsivamente di lottare in opposizione alla solidarietà e alla moralità della società. 

In retrospettiva, quindi, è più facile per noi vedere come Freud possa aver colto intuitivamente che il senso di colpa nel contesto preedipico è visto come emergente dalla dipendenza da altri che sono significativi, e dai particolari conflitti che questa situazione inevitabilmente crea.

In sintesi, il senso di colpa pre-edipico è unesperienza che può verificarsi nelle prime fasi dello sviluppo e si ritiene che nasca da sentimenti ambivalenti o aggressivi del bambino nei confronti del proprio caregiver primario, oltre che dalla paura di perdere il suo amore e le sue cure.

BIBLIOGRAFIA

Freud, S. (1930) il disagio della civiltà. Einaudi 2010

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Ury, C. (1997) The Shadow of Object Love: Reconstructing Freud’s Theory of Preoedipal Guilt, The Psychoanalytic Quarterly, 66:1, 34-61, DOI: 10.1080/21674086.1997.11927523