RITIRARSI IN UN MONDO DISABITATO
Il film “Midnight Sky” è un dramma fantascientifico diretto e interpretato da George Clooney. Il film segue un astronomo di una stazione di ricerca artica, Augustine Lofthouse, che cerca di impedire a un gruppo di astronauti di tornare sulla Terra che nel frattempo è alla fase finale di una catastrofe ambientale globale. Il film è basato sul romanzo del 2016 “Buongiorno, mezzanotte” (titolo italiano “La distanza tra le stelle”) di Lily Brooks-Dalton.
A causa della catastrofe globale che si sta abbattendo sulla Terra e i suoi abitanti e minaccia di provocarne l’estinzione, alla stazione di ricerca artica tutto il personale viene evacuato per tornare a casa dai propri cari e insieme aspettare la fine. Augustine invece decide di restare alla stazione per provare a stabilire un contatto radio con l’astronave di ritorno, perché è malato, inoltre non ha nessuno ad attenderlo a casa.
Augustine è sempre stato un ricercatore solitario, uno scienziato profondamente assorbito dal suo lavoro. Come astrofisico consapevole che la Terra stava morendo ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca di un pianeta abitabile in cui l’umanità avrebbe potuto trasferirsi un giorno sfuggendo così alla catastrofe ambientale. Grazie alle sue ricerche che hanno individuato nel pianeta K 23 un possibile sostituto della Terra è stata inviata un’astronave per fare una ricognizione dopo aver constatato che sul nuovo pianeta la vita sarebbe possibile. Al termine di questa missione di ricognizione l’astronave e il suo equipaggio rientrano a casa sulla Terra non sapendo che la catastrofe è ormai in atto. Solo Augustine sta cercando di mettersi in contatto con loro per impedirgli di tornare.
Questo personaggio vive un lacerante paradosso, ha dedicato tutta la sua vita al progetto di dare una speranza all’intera umanità ma ha perso di vista la sua propria umanità intesa come capacità di stabilire legami nutrienti e significativi con altri esseri umani.
È isolato dal mondo che lo circonda, emotivamente distante e fatica a stabilire relazioni strette, a causa della paura dell’altro probabilmente legata a traumi passati.
Anni prima quando era un giovane e visionario astrofisico Augustine, completamente assorbito dalla sua ricerca scientifica, allontana la sua compagna e non vuole mai incontrare sua figlia nata da questo rapporto.
Negli ultimi momenti della sua vita però quando ormai Lofthouse si prepara alla fine, accade qualcosa di inaspettato. Augustine scopre che una taciturna bambina, Iris, è rimasta indietro durante l’evacuazione.
Il personaggio di Augustin Lofthouse e il suo comportamento ritirato e schivo possono far venire alla mente diversi fattori psicodinamici e di personalità alla base di un simile atteggiamento. Una possibilità è che egli sperimenti una forma di meccanismo di difesa psicologico noto come rimozione, in cui allontana inconsciamente pensieri o sentimenti troppo dolorosi o difficili da affrontare. In questo caso, potrebbe aver represso i sentimenti di colpa e di rammarico per la mancanza di un legame emotivo con la figlia, incanalando invece l’energia emotiva nel suo lavoro di scienziato. Questo gli permette di concentrarsi sul lavoro e di evitare di affrontare i sentimenti di colpa e di rimpianto, ma gli impedisce anche di vivere pienamente il legame emotivo con la figlia. Questo meccanismo è spesso presente in persone che hanno sviluppato una dipendenza compulsiva dal lavoro, i cosiddetti workholics.
Un’altra possibile attribuzione è che l’uomo sia affetto da una forma di disturbo narcisistico della personalità, caratterizzato da un senso gonfiato di autostima, dalla mancanza di empatia per gli altri e da un forte bisogno di ammirazione. Una persona di questo tipo può dare priorità ai propri obiettivi e desideri rispetto ai bisogni degli altri, compresa la famiglia, il che potrebbe spiegare perché si sia dedicato più ad un’impresa grandiosa e onnipotente come salvare l’umanità senza dare spazio anche alla possibilità di stabilire un legame emotivo con la figlia e con la propria compagna.
Un’altra ipotesi per dare senso al comportamento di Augustine affonda le sue radici nel lavoro dello psicoanalista Andre Green che con il suo concetto di “narcisismo negativo” si riferisce a uno stato mentale in cui un individuo ha una fantasia di “autosufficienza negatrice dell’oggetto d’amore”. Ciò significa che l’individuo crede di non aver bisogno di oggetti di desiderio o relazioni esterne per sentirsi appagato o completo e può evitare o rifiutare attivamente l’intimità e la vicinanza affettiva e paritaria con gli altri.
Questa configurazione intrapsichica può ritrovarsi alla base del disturbo narcisistico di personalità propriamente detto caratterizzato da un senso gonfiato di autostima, e da un forte bisogno di ammirazione e da una mancanza di empatia per gli altri, come definito dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), ma può essere presente anche in forme di narcisismo meno note e caratterizzate da sentimenti di inutilità e disgusto per se stessi, piuttosto che la grandiosità e l’autocompiacimento caratteristici del disturbo narcisistico di personalità.
Si ritiene che questo tipo di narcisismo sia un meccanismo di difesa contro i sentimenti di vulnerabilità e dipendenza. L’individuo può pensare che eliminando radicalmente la possibilità di provare qualunque desiderio dentro di sé possa proteggersi dalla possibilità di essere rifiutato o deluso.
Il narcisismo negativo può manifestarsi in vari modi, tra cui il ritiro sociale, la distanza emotiva e la mancanza di empatia. Può anche portare a difficoltà nel formare e mantenere relazioni, nonché a sentimenti di vuoto e isolamento.
Il concetto di “narcisismo negativo” descritto da Andre Green si riferisce a uno stato in cui un individuo nega il proprio bisogno di relazioni e si concentra invece sull’autosufficienza. Si ritiene che questo stato sia raggiunto attraverso l’uso della “funzione disoggettualizzante”, che è un meccanismo psicologico che opera all’interno dell’individuo per eliminare i suoi desideri per gli altri. Questo processo può comportare l’allontanamento o la presa di distanza da potenziali oggetti d’amore e può essere determinato da una serie di fattori, come la paura del rifiuto o i traumi del passato.
Il disturbo schizoide di personalità è un’altra condizione caratterizzata da un modello di lunga durata di distacco dalle relazioni sociali. Gli individui affetti da questo disturbo hanno in genere una gamma limitata di espressioni emotive e provano poco piacere nella vita. Possono apparire distanti, indifferenti o distaccati e possono avere difficoltà a stabilire relazioni strette. Possono anche avere una gamma limitata di interessi e attività e apparire indifferenti alle lodi o alle critiche. Possono anche avere la tendenza a sognare a occhi aperti o a farsi assorbire dalla fantasia per diverse ore nel corso della giornata.
Il disturbo schizoide di personalità, come descritto nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), è un disturbo di personalità caratterizzato da un modello pervasivo di distacco dalle relazioni sociali e da una gamma limitata di espressione emotiva. Gli individui con disturbo schizoide di personalità possono essere indifferenti alle relazioni sociali, hanno difficoltà a provare piacere e possono sembrare emotivamente freddi o distaccati.
Il dilemma schizoide, proposto dallo psicoanalista britannico Ronald Fairbairn, si riferisce al conflitto tra il bisogno di attaccamento e intimità nelle relazioni e la paura di essere sopraffatti e controllati dagli altri. Il risultato è che la persona si sente combattuta tra il ritirarsi dalle relazioni ed evitare l’intimità, oppure rischiare la vulnerabilità e rischiare di essere ferita o controllata. Il dilemma schizoide può portare a difficoltà nel formare relazioni strette e soddisfacenti.
Esistono alcune somiglianze tra il concetto di narcisismo negativo di Green e il disturbo schizoide di personalità in termini di distacco dagli altri e difficoltà a provare piacere. Tuttavia, va notato che i concetti di Green non sono categorie diagnostiche ufficialmente riconosciute e la relazione tra questi concetti e i disturbi di personalità richiede ulteriori ricerche.
Ciascuna di queste condizioni può essere pervasiva e radicarsi al centro della personalità influenzandone il funzionamento, ma questo non significa che non sia possibile creare un’incrinatura in questo tipo di corazze caratteriali attraverso un lavoro terapeutico su sé stessi.
Si potrebbe immaginare che il film Midnight Sky fornisca una rappresentazione simbolica di questa possibilità attraverso il personaggio della piccola iris, una bambina che è stata dimenticata nella stazione artica durante l’evacuazione e che rappresenta per Augustine una sfida relazionale ma anche l’occasione della nascita di nuove parti di sé anche se tutto intorno a loro stava morendo. Dopo averla rifiutata in prima battuta e tenuta a distanza, Augustine inizia a sviluppare un impulso di protezione e di cura verso questa bambina che apre un varco alla possibilità di provare sentimenti finora negati e quindi sconosciuti.
Una volta Carmelo Bene disse: “io sono un deserto e voglio incontrare l’altro come un deserto, ma non il deserto che c’è nell’altro“. In questo film il personaggio di Augustine Lofthouse vive un’evoluzione fino ad arrivare alla possibilità di piantare nel suo deserto interiore il seme che farà sbocciare il fiore del calore emotivo e dell’intimità dell’altro, cosa che in ultima analisi lo salva dalla catastrofe emotiva.